Endometriosi: cos’è e come si cura

Endometriosi: cos’è e come si cura
17 ottobre 2023

Endometriosi: cos’è e come si cura

Fra le problematiche ginecologiche, l’endometriosi ha un ruolo centrale sia per i numeri - in Italia, circa il 10 - 15% delle donne in età fertile sono affette da questa
patologia - sia per via delle conseguenze sulla serenità interiore di chi vive in prima persona il problema.

Come in tutti i casi, anche in questo la conoscenza di quello che si deve affrontare aiuta molto. L’endometriosi, come già detto, è una patologia ginecologica a decorso
benigno.

Si contraddistingue per la presenza di tessuto endometriale, che dovrebbe normalmente trovarsi nella cavità uterina, in zone diverse da quest’ultima.

Si tratta di un’anomalia che, quando insorge, è alla base della creazione di un quadro infiammatorio che colpisce non solo l’apparato genitale, ma anche organi come la
vescica e l’intestino.

Le donne scoprono di avere l’endometriosi, malattia che, più di altre, è protagonista di un gravissimo quadro diagnostico, quando sperimentano una situazione di
fastidioso dolore durante i giorni del flusso mestruale (se stai sperimentando questo problema, leggi l’articolo e scopri tutti i migliori rimedi per dolori mestruali).

Nei frangenti in cui sia i farmaci, sia i rimedi naturali non sortiscono effetto, la cosa giusta da fare è contattare tempestivamente il proprio medico di fiducia.

Fasi della patologia

L’endometriosi può avere diverse fasi. La scienza ne ha riconosciute quattro. Ecco tutti i dettagli in merito:

  • Endometriosi al primo stadio: altrimenti nota come endometriosi minima, si contraddistingue per la presenza di quantità a dir poco ridotte di tessuto
    endometriale in siti diversi rispetto a quello fisiologico della cavità uterina. Li si può trovare, quasi sempre, in una localizzazione superficiale;
  • endometriosi di secondo stadio: in questo caso, si parla più comunemente di endometriosi lieve. Il quadro presenta un numero più alto di lesioni, che risultano anche più profonde rispetto a quelle dell’endometriosi al primo stadio;
  • endometriosi al terzo stadio: in questo frangente, si parla di endometriosi moderata. Il suo segnale differenziante principale è la maggior diffusione rispetto ai quadri ricordati nelle righe precedenti. Il quadro clinico presenta altresì cisti ovariche e aderenze di tipo cicatriziale tra i vari organi della cavità pelvica;
  • endometriosi di stadio 4: in questo caso, si parla di endometriosi grave. Le cisti riscontrate sono voluminose e il tessuto endometriale è impiantato in profondità. Un doveroso cenno va dedicato anche alle aderenze cicatriziali, che sono di entità importante.

Sintomi

Nelle righe precedenti, abbiamo fatto cenno a uno dei più importanti e pesanti sintomi dell’endometriosi: il dolore durante il flusso mestruale, altrimenti noto come dismenorrea.

Un altro segnale da non trascurare è il dolore durante i rapporti, tecnicamente noto come dispareunia. Nelle situazioni in cui l’endometriosi è particolarmente diffusa e riguarda anche le zone che non corrispondono all’apparato genitale, si può avere a che fare pure con problematiche e difficoltà che colpiscono la minzione e la defecazione.

Il dolore durante il ciclo rimane il primo segnale d’allarme. Dal momento che si tratta di una condizione che può riguardare donne che non soffrono di endometriosi, la classica red flag davanti alla quale è opportuno rivolgersi tempestivamente al proprio ginecologo di fiducia è la resistenza agli antidolorifici.

Diagnosi

Il ritardo diagnostico nell’endometriosi è una realtà che abbiamo citato nelle righe precedenti e che rappresenta una problematica grave dal punto di vista sanitario.
Come sottolineato dai dati del Ministero della Salute, il suddetto ritardo è pari a circa 7 anni.

Entrando nel vivo delle modalità della diagnosi, è bene ricordare che la stessa, di frequente, avviene in maniera accidentale nel corso di controlli finalizzati al riconoscimento e alla risoluzione di altre condizioni patologiche.

Gli step diagnostici prevedono innanzitutto un focus sui sintomi. Si passa, successivamente, alla visita ginecologica con esplorazione digitale della cavità vaginale.

Nei casi più gravi, il ginecologo può procedere pure con l’esplorazione rettale.

Tramite l’esecuzione di un’ecografia pelvica di secondo livello, lo specialista riesce ad avere un quadro chiaro relativamente alla presenza di tessuto endometriale fuori dall’area dell’apparato genitale. Necessario è citare anche la possibilità di ricorrere ad altri esami, tra i quali è possibile citare l’ecografia della vescica.

Come trattare l’endometriosi

Il trattamento dell’endometriosi, considerando l’impatto che la patologia ha sulla vita delle donne che ne soffrono - alcune, hanno a che fare anche con il problema della sterilità - è un capitolo sempre più al centro dell’attenzione quando si parla di salute femminile negli ultimi anni.

L’approccio curativo dipende innanzitutto dalla fase della patologia. Nei frangenti in cui si ha a che fare con piccole formazioni cistiche a carico delle ovaie e con un quadro non sintomatologico, se la donna non è alla ricerca di una gravidanza non si interviene in alcun modo.

In caso di sintomi conclamati, si può ricorrere a farmaci per controllare il dolore orientandosi verso medicinali a base di progesterone o verso la pillola anticoncezionale. 

L’intervento, che viene svolto con tecnica endoscopica, è il gold standard nei frangenti in cui i farmaci non sortiscono effetto o, dopo lunghi anni di ricerca e uno spermiogramma maschile nella norma, la donna non riesce a rimanere incinta.

eCharme S.r.l. - Via Giacomo Brodolini, 18/20 Sorbara di Bomporto 41030 (MO) - P.IVA 03363301205