bambina che fa i capricci
14 marzo 2018

Capricci: quando iniziano e come gestirli?

capricci-bambina Appena nati, i bambini trasmettono un'infinita tenerezza e ci sembra quasi impossibile che degli esseri così piccoli e delicati possano riuscire ad emettere strilli e pianti estremamente acuti. Proprio nei primi mesi però, i pianti sono molto frequenti. Come mai? Attraverso il pianto, il bambino esprime i suoi bisogni: piange perché è stanco o ha fame, ma anche perché non sa come reagire ai tanti stimoli visivi, tattili e uditivi che lo circondano. Per lui, in fondo, è tutto nuovo, una scoperta continua. In questa fase quindi non possiamo parlare di capricci, quanto piuttosto di momenti di crisi (dovute al normale processo di crescita) in cui il piccolo ha bisogno di essere rassicurato: ecco perché l'abbraccio, la voce calma e serena di noi mamme e papà lo aiutano a gestire le emozioni e a contenere il disagio di questi momenti. L'empatia insomma è la chiave per supportare i neonati, per far loro percepire la nostra comprensione e il nostro affetto verso di loro. Questo atteggiamento è quello che la psicologa e pediatra Claudia M. Gold ha definito tenere il bimbo nella mente, un comportamento utile per gestire le situazioni problematiche: tenere in mente il bambino significa immedesimarsi in lui e provare empatia verso i suoi stati d'animo. Non dimentichiamoci poi che quando sono piccoli, i bambini sono come delle spugne: fanno loro tutti i nostri comportamenti. Ecco perché è molto importante imparare a controllare le nostre reazioni e i nostri atteggiamenti cercando di evitare gli scatti di rabbia e nervosismo che, in futuro, potrebbero essere da loro replicati facilmente.

Dai 18 mesi

I veri e propri capricci, iniziano dall'anno e mezzo/due anni: è questo il momento in cui i bambini iniziano a diventare più consapevoli di se stessi. Sanno di essere ancora piccoli, ma allo stesso tempo sentono il desiderio di esprimersi e non perdono occasione per farlo: ecco perché può succedere che piangano e si disperino anche per le piccolezze. Questo è anche il momento che molti genitori definiscono come "la fase dei no", quella in cui i bambini sembrano "settarsi" su un'unica risposta (il NO per l'appunto), qualunque sia la domanda che gli si pone. A quattordici, diciotto mesi i capricci continuano: "i bimbi potrebbero non voler stare seduti nel seggiolone, pretendere di usare sempre le mani per mangiare, rifiutarsi di mettere la giacchetta prima di uscire o il pigiamino al momento di dormire”, dice Venturelli. “Verso i due, tre anni, alcuni capricci frequenti sono: rifiutare di sedersi a tavola o di andare a dormire, pretendere un gioco di un amichetto a tutti i costi, piangere disperatamente davanti a un diniego, pur se giustificato, di mamma o papà”.

Come gestire i capricci?

- Non urlare, ma mantenere un tono di voce fermo, sicuro e deciso per comunicare ai nostri bambini ciò che è giusto/meglio per loro in quel momento. - Non cedere ai piccoli ricatti dei nostri bambini: anche loro ci osservano e imparano a conoscere le nostre debolezze. Potrebbero quindi usare tutto questo a loro favore, per ottenere ciò che vogliono. - Premiare il loro comportamento corretto (senza esagerare): se i nostri piccoli si comportano in maniera corretta, è bene dare loro il giusto riconoscimento. Ricordiamoci però che premiarli troppo spesso, fa automaticamente perdere di valore il riconoscimento, quindi stiamo attenti a non eccedere. In generale possiamo dire che, in questi momenti, la pazienza di noi genitori viene messa davvero a dura prova, lo sappiamo ed è comprensibile. È anche vero però che i momenti di nervosismo e rabbia ce li abbiamo tutti, bimbi compresi. Ecco perché il compito di noi mamme e papà più che quello di evitare le emozioni negative ai nostri figli, dovrebbe essere quello di insegnare loro a disciplinarle.  

Appena nati, i bambini trasmettono un'infinita tenerezza e ci sembra quasi impossibile che degli esseri così piccoli e delicati possano riuscire ad emettere strilli e pianti estremamente acuti. Proprio nei primi mesi però, i pianti sono molto frequenti.

Come mai? Attraverso il pianto, il bambino esprime i suoi bisogni: piange perché è stanco o ha fame, ma anche perché non sa come reagire ai tanti stimoli visivi, tattili e uditivi che lo circondano. Per loro, in fondo, è tutto nuovo, una scoperta continua. In questa fase quindi non possiamo parlare di capricci, quanto piuttosto di momenti di crisi (dovute al normale processo di crescita) in cui il piccolo ha bisogno di essere rassicurato: ecco perché l'abbraccio, la voce calma e serena di noi mamme e papà lo aiutano a gestire le emozioni e a contenere il disagio di questi momenti.

L'empatia è la chiave per supportare i neonati, per far loro percepire la nostra comprensione e il nostro affetto verso di loro. Questo atteggiamento è quello che la psicologa e pediatra Claudia M. Gold ha definito tenere il bimbo nella mente, un comportamento utile per gestire le situazioni problematiche: tenere in mente il bambino significa immedesimarsi in lui e provare empatia verso i suoi stati d'animo. Non dimentichiamoci poi che quando sono piccoli, i bambini sono come delle spugne: fanno loro tutti i nostri comportamenti. Ecco perché è molto importante imparare a controllare le nostre reazioni e i nostri atteggiamenti cercando di evitare gli scatti di rabbia e nervosismo che, in futuro, potrebbero essere da loro replicati facilmente.

Dai 18 mesi

I veri e propri capricci, iniziano dall'anno e mezzo/due anni: è questo il momento in cui i bambini iniziano a diventare più consapevoli di se stessi. Sanno di essere ancora piccoli, ma allo stesso tempo sentono il desiderio di esprimersi e non perdono occasione per farlo: ecco perché può succedere che piangano e si disperino anche per le piccolezze. Questo è anche il momento che molti genitori definiscono come "la fase dei no", quella in cui i bambini sembrano "settarsi" su un'unica risposta (il NO per l'appunto), qualunque sia la domanda che gli si pone. 

A quattordici, diciotto mesi i capricci continuano: "i bimbi potrebbero non voler stare seduti nel seggiolone, pretendere di usare sempre le mani per mangiare, rifiutarsi di mettere la giacchetta prima di uscire o il pigiamino al momento di dormire”, dice Venturelli. “Verso i due, tre anni, alcuni capricci frequenti sono: rifiutare di sedersi a tavola o di andare a dormire, pretendere un gioco di un amichetto a tutti i costi, piangere disperatamente davanti a un diniego, pur se giustificato, di mamma o papà”.

Come gestire i capricci?

Non urlare, ma mantenere un tono di voce fermo, sicuro e deciso per comunicare ai nostri bambini ciò che è giusto/meglio per loro in quel momento. 

Non cedere ai piccoli ricatti dei nostri bambini: anche loro ci osservano e imparano a conoscere le nostre debolezze. Potrebbero quindi usare tutto questo a loro favore, per ottenere ciò che vogliono.

Premiare il loro comportamento corretto (senza esagerare): se i nostri piccoli si comportano in maniera corretta, è bene dare loro il giusto riconoscimento. Ricordiamoci però che premiarli troppo spesso, fa automaticamente perdere di valore il riconoscimento, quindi stiamo attenti a non eccedere.

In generale possiamo dire che, in questi momenti, la pazienza di noi genitori viene messa davvero a dura prova, lo sappiamo ed è comprensibile. È anche vero però che i momenti di nervosismo e rabbia ce li abbiamo tutti, bimbi compresi. Ecco perché il compito di noi mamme e papà più che quello di evitare le emozioni negative ai nostri figli, dovrebbe essere quello di insegnare loro a disciplinarle. 

Approfondimenti: 10 consigli utili per gestire i capricci a tavola

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